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Come i cittadini conquisteranno il potere con le piattaforme digitali

Aggiornamento: 17 gen 2023

Non vorrei entrare a gamba tesa, ma devo farlo.

É in atto un tentato omicidio e la democrazia è la vittima predestinata.


E la domanda che tutti ci facciamo è: chi sono i colpevoli?


Dal 1948 in Italia l’affluenza alle urne per le elezioni politiche è crollata dal 92% al 64%

Alle ultime elezioni del 2022 l’astensionismo ha raggiunto il 36%, una persona su tre ha deciso di non votare.

Se gli astensionisti fossero un partito: questa sarebbe la situazione.

L'astensionismo alle elezioni del 2022 in Italia ha visto la partecipazione solo del 36% degli italiani
Enrica Sabatini TEDX Genova

Chi governerà il Paese - avendo la maggioranza di Governo - lo farà con la fiducia del 24% degli aventi diritto, meno di 1 italiano su 4. Con l’attuale legge elettorale in italia se gli astensionisti fossero un partito avrebbero seggi sufficienti per dare fiducia ad un governo.


Ma perché i cittadini - pur avendo il dovere e il diritto di votare - decidono di non farlo? In fondo è LA decisione per eccellenza. I nostri figli potranno accedere all’asilo? Sarò curato se mi ammalerò? Se perdo il posto di lavoro o la mia azienda sarò messo in condizione di rialzarmi? Lo consentono le persone che NOI mandiamo nelle istituzioni.


Eppure questa motivazione non è sufficiente. Perché?


I motivi dell’astensionismo ovviamente sono tantissimi - tecnici e politici - ma io vorrei ragionare con voi su uno che ritengo rilevante.

In un sondaggio pre-elezioni alla domanda “Ti fidi della classe politica?” 8 persone su 10 hanno detto no.

Il voto è un atto relazionale, un atto di fiducia in cui consegniamo ad un altro il nostro patrimonio più importante, il nostro futuro e quello dei nostri figli. E questa fiducia sembra ormai compromessa da una costrizione che la democrazia rappresentativa ci impone: ci sentiamo obbligati a dare una fiducia incondizionata - una delega in bianco - senza avere alcuna garanzia contrattuale a qualcuno che, per altro, sappiamo già che tradirà le promesse fatte. E a dirla tutta in Italia non possiamo neanche scegliere la persona da votare, ma lo fa qualcun altro per noi mettendo chi vuole in liste bloccate.


Diciamocelo: siamo liberi come un treno sulle rotaie.


E se chi abbiamo delegato ci tradirà abbiamo due alternative o non reiterare l’errore non confermando quel partito 5 anni dopo o continuare a votarlo perchè magari, in questo gioco a variabili fisse, risulta essere il meno peggio.


La verità è che una volta che sarà entrato nelle stanze del comando non avremo più alcuna influenza né di controllo, nè di verifica, né di parola su ciò che chi abbiamo eletto farà.


Immaginate un amministratore delegato che scelga un collaboratore e gli dica “sei assunto, ci vediamo tra 5 anni per vedere quali obiettivi avrai raggiunto”. Assurdo no? E invece lo accettiamo come normale in un contesto - quello politico - in cui siamo noi come elettori i datori di lavoro e gli altri che eleggiamo ad essere i nostri dipendenti.

In quale altro ambito siamo così messi all'angolo come in quello politico? Nessuno. No, neanche un marito con la propria moglie.


Spinta da questo paradosso qualche anno fa, ho intrapreso una sfida che è diventata poi la mia missione.

Come possiamo conquistare lo spazio decisionale che da cittadini ci viene costantemente negato sfruttando la tecnologia di cui disponiamo?

Iniziai studiando un esperimento civico: un movimento di cittadini dal basso, decentralizzato e distribuito, né di destra, né di sinistra, che rifiutava alleanze con gli altri partiti, che non utilizzava né soldi pubblici, né finanziamenti dalle grandi lobby, ma che con il solo uso delle reti digitali si poneva l’obiettivo di sedersi al tavolo dal quale i cittadini erano sempre stati esclusi.


L'imperativo era chiaro: non delegare ad altri, partecipa tu stesso.

Come Gianrobertp Casaleggio ha creato il Movimento 5 Stelle con la strategia del non delegare ad altri, partecipa tu stesso
Enrica Sabatini TEDX di Genova

A guidare questo rovesciamento di paradigma non c’era però un politico, come ci si sarebbe aspettato, ma un manager italiano che aveva lavorato in Olivetti chiamato Gianroberto Casaleggio.

Ora devo fare una piccola precisazione. Quello di cui parlerò non ha nulla a che fare con il partito personale che attualmente è in parlamento e che del movimento fondato da Gianroberto Casaleggio ha mantenuto solo il nome, ma mi riferisco a quel laboratorio civico, studiato in tutto il mondo, che è riuscito nel 2013 ad entrare in Parlamento e nel 2018 ad andare al Governo dell’Italia attraverso una architettura della partecipazione digitale - chiamata Rousseau - che è stata raccontata all’ONU e premiata con il Democracy Digital Impact Award nel 2021.


Detto questo, credo che ciò che sia di reale interesse sia comprendere come un uomo sia riuscito ad hackerare il sistema partitico, impermeabile ai cambiamenti per sopravvivenza e fondato attorno ai privilegi di pochi per convenienza.


Vi sorprenderà la risposta, ma è molto più evidente di quanto si pensi.

Gianroberto Casaleggio ebbe la capacità e il coraggio di tradurre nella realtà le idee dei grandi visionari che vedete alle mie spalle.

Ci riuscì attraverso 4 azioni, 1 intuizione e 1 ingrediente speciale:

Come Gianroberto Casaleggio ha utilizzato le intuizioni di Clay Shirky, Daniel Pink, Yochai Benkler, Don Tapscot, Jeff Howe e altri
Enrica Sabatini TEDx di Genova

1 - Immaginò come impiegare il surplus cognitivo di Clay Shirky come un vantaggio sociale, una risorsa globale per un grande progetto collettivo. Creò un’architettura digitale in grado di trasformare quei minuti isolati che le persone dedicavano prima per hobby solitari - come fare una passeggiata o del bricolage - in milioni di ore di tempo libero collettivo della cittadinanza istruita - il cosiddetto surplus cognitivo individuato da Clay Shirky. E convertì questo patrimonio enorme di tempo in attività civiche collettive.


2 - Creò una opportunità per soddisfare le motivazioni personali e sociali che secondo Daniel Pink e Yochai Benkler spingono le persone a lavorare gratis in progetti di peer production.

Costruì un comunità nella quale sperimentare connessione, autonomia, competenza e impegno in ciò che ci motiva di più: sentirci parte di qualcosa più grande di noi.E in questo spazio collettivo le persone si trasformarono da cittadini in attivisti volontari per la causa.


3 - Utilizzò come fondamenta della sua architettura i principi di collaborazione di massa di Don Tapscott per sviluppare il crowdsourcing elaborato da Jeff Howe e l’intelligenza collettiva di Pierre Levy

Attravreso una infrastruttura digitale leggera rese concreto un principio semplice evidenziato da questi innovatori: ognuno possiede qualche conoscenza o talento che qualcun altro troverà preziosi, fondamentale è stabilire il collegamento tra i due. Bene, E Gianroberto il collegamento lo creò tra centinaia di migliaia di persone.

4 - Creò le condizioni per raggiungere il punto critico che secondo Malcom Gladwell consente i cambiamenti sociali attraverso 3 agenti di cambiamento:

  • La legge dei pochi - Coinvolse una piccola parte del movimento di cittadini - gli attivisti - nello svolgere la maggior parte del lavoro che sarebbe stato di vantaggio per l’insieme molto più corposo ossia quello degli elettori

  • Il fattore presa - Costruì una comunicazione netta, polarizzata con una straordinaria capacità di attecchire nella testa delle persone

  • E usò il potere del contesto definendo un perimetro di regole solido e inviolabile in grado di creare una notevole pressione tra pari

Convertì il tutto nel mondo reale con un'intuizione: applicare la “Strategia dell’Oceano Blu” al mondo della politica.

Così come avveniva nel mondo aziendale, anche in quello politico esistevano, infatti, mercati diversi: da una parte l’oceano rosso - il mondo dei partiti con le sue regole - e in cui la maggior parte di attori erano focalizzati da tempo, dove vigeva una continua lotta tra i competitor per aggiudicarsi una maggiore fetta di domanda e poi dall’altra parte, l’Oceano Blu dove, al contrario, era presente un mercato incontrastato, dove guardavano gli astensionisti. Un luogo nel quale sarebbe stato possibile produrre qualcosa di completamente innovativo.

E nell’Oceano Blu Gianroberto fece veleggiare la sua idea totalmente disruptive per il mondo della politica italiana: sostituire il meccanismo di delega per cinque anni, con quello di una partecipazione attiva in ogni giorno di quei 5 anni.

Ora i più attenti mi chiederanno: ok e l’ingrediente speciale?

L’ingrediente speciale era una visione.


Ribaltare l’idea che la democrazia sia un singolo minuto, quello in cui mettiamo una x su una scheda nella solitudine dell’urna per dare il nostro assenso al sistema e immaginare invece la democrazia come l’insieme di quei miliardi di minuti - che precedono e seguono il momento della votazione - e che milioni di persone possono convogliare - grazie ad architetture digitali adatte - per esercitare una nuova forma di influenza sociale sul sistema.

Dare il controllo della penna tutti i giorni e a tutti i cittadini era la sua direzione.

Per questo Gianroberto ideò la piattaforma Rousseau. Per questo - dopo la sua improvvisa e prematura scomparsa nel 2016 - io realizzai Rousseau.


Il risultato è stato un’architettura della partecipazione con 19 superpoteri da consegnare ai cittadini.


Come per esempio dare la possibilità alle persone - che magari lavorano da anni in un ambito professionale e in cui sono particolarmente esperte - di diventare legislatori avanzando, in modo semplice e diretto, una propria proposta di legge o un emendamento a quella elaborata da un eletto e risolvere così finalmente un problema.

Quante volte avete pensato che il vostro lavoro sarebbe molto più facile e produttivo se poteste indicare voi stessi a chi fa leggi gli aspetti critici da risolvere e che voi conoscete benissimo perché li vivete ogni giorno?

Bene. 11.000 persone lo hanno fatto. E queste 11.000 proposte sono state sottoposte a 16 votazioni che hanno generato oltre 953.039 mila preferenze attraverso le quali la comunità ha individuato le migliori 32 per qualità e obiettivi condivisi. Queste sono state poi consegnate alle persone elette che in quanto portavoce sono stati obbligati a richiederne la discussione in Parlamento.

Attraverso Rousseau sono state presentate 11 proposte dei cittadini e modificate oltre 1081 proposte di leggi di eletti
Enrica Sabatini TEDx di Genova

E a queste si sono aggiunte altre 1.081 disegni di legge scritte invece da parlamentari e consiglieri regionali che i cittadini hanno potuto studiare e modificare, ognuna con un tempo di discussione di almeno 60 giorni. Parliamo di 64.860 ore, 177 anni di lavoro messi a disposizione da una collettività di cittadini motivati e competenti che si sono adoperati per scovare incongruenze, trovare soluzioni o innovare modelli.


Per la prima volta nella storia repubblicana in Italia, sono diventate legge dello stato delle proposte - come la legge per il codice rosso o per il dimezzamento del numero d parlamentari- ideate attraverso un processo di scrittura collettiva di migliaia e migliaia di persone.


Ma non solo. Tra i superpoteri di cui dotare i cittadini vi erano:

  • organizzare battaglie producendo un’azione sinergica, tempestiva e capillare in tutta italia in pochissime ore

  • raccogliere piccoli contributi economici per mettere in piedi grandi eventi nazionali

  • suggerire idee nuove ed originali da sottomettere alla revisione di altri o progetti più strutturati per le quali candidarsi come promotori

  • formarsi e informarsi in ogni momento, da qualunque dispositivo e gratuitamente

  • condividere buone pratiche per fare in modo che vengano replicate facilmente altrove per risolvere problemi comuni. Sulla funzione sharing sono state oltre 4 mila negli anni.

Ed ovviamente il potere di diventare interpreti in prima persona della vita politica: candidandosi, mettendo a disposizione le proprie competenze nelle cariche elettive dai comuni fino al parlamento europeo o votando chi debba rivestire quelle cariche elettive, o votando quali progetti destinare le restituzioni dei parlamentari o chi indicare come presidente della Repubblica o, ancora, scegliendo quali punti scrivere nel programma elettorale.


Nel 2017, per darvi solo alcuni numeri, il processo di creazione del programma elettorale venne discusso online da centinaia di migliaia di persone per un anno interno, furono effettuate 26 votazioni, per 104 quesiti per un totale di oltre 2,4 milioni di preferenze per vagliare quali punti inserire e quali no nel programma elettorale stesso.

Nel 2018, nel 2019 e nel 2021 per la prima volta nella storia del Paese migliaia di cittadini e non quattro persone chiuse in una stanza hanno dato indicazione ai propri portavoce in Parlamento se dare il via o meno come forza politica al Governo del Paese.


Ora però, nel descrivere, seppur con orgoglio un progetto di democrazia partecipata considerato come unico nel mondo - voglio precisare che non sono venuta però qui per raccontarvi come tutto sia stato perfetto e né dirvi che questo sia la soluzione a tutti i problemi, ma sono qui con voi per condividere ciò che questa esperienza - tra errori e illuminazioni - mi ha insegnato.

Mi ha insegnato che la tecnologia permette dei comportamenti, ma non è l’origine di essi. Non ci convince a partecipare, ma ci mettere a disposizione l'occasione preziosa di plasmare l’organizzazione del potere trasferendolo nelle nostre mani.

Ma dobbiamo volerlo.

Superare la sindrome dell'impostore per una vera democrazia partecipata
Enrica Sabatini. TEDx di Genova

Dobbiamo imparare a liberarci dalla sindrome dell’impostore, quella voce nella nostra testa che ogni giorno ci dice che non abbiamo il diritto di alzare la mano, di cambiare ciò che ci circonda o di prendere un microfono davanti a tutti per esporre una soluzione a un problema.

Dobbiamo accettare che la democrazia non è un voto, ma il coraggio di ammettere a noi stessi di avere una forza collettiva che volontariamente non utilizziamo e che per quanto chi è dentro le istituzioni voglia silenziarci, lo sta facendo con il nostro permesso.

L’epoca dei partiti e delle ideologie è finita. E i partiti - per dirla alla Harari - saranno alla stregua di pompieri in un mondo senza incendi.

Ma anche l’epoca dei movimenti ha esaurito la sua capacità di dare risposte.


E siamo di fronte ad un eccitante universo di possibilità di cui con Rousseau ho visto solo l’alba.

Viviamo in un nuovo paradigma, l’epoca delle piattaforme digitali- la cosiddetta Platform Society - che ci offre tutto ciò che ci occorre per dare vita ai Parlamenti Orizzontali.

Spazi laici nei quali tessere reti di competenze aggregate attorno a problemi reali grazie all’impiego di architetture digitali aperte, distribuite e disintermediate e che, attraverso strategie di open innovation, riescano a estrarre valore dalla collaborazione di milioni di persone impegnate in progetti specifici, personali, motivanti.


Possiamo impiegare il surplus civico generato dalla connessione di persone, talenti e tempo per assumere un ruolo di guida e di pressione sociale nel dispiegamento dei nostri diritti.

Cosa sono i parlamenti orizzontali
Enrica Sabatini TEDx di Genova

Parlamenti che abbiamo però tre obiettivi:

  • Sostituire il conflitto di interessi che contrappone da sempre le esigenze dei cittadini con quelle di chi è dentro le istituzioni con una nuova armonia degli interessi, ossia con un confronto paziente ed inclusivo che sappia integrare le esigenze dei cittadini ponendoli come interlocutori obbligati e quotidiani in veri processi deliberativi

  • Usare le reti digitali non per costruire palchi, ma per creare delle comunità di persone che con generosità sappiano accettare di vedere il proprio singolo contributo riconosciuto in un risultato collettivo

  • Dare strumenti di efficacia collettiva che rafforzino la fiducia di poter risolvere i problemi attraverso un’azione congiunta di gruppi e organizzazioni.

Abbiamo iniziato questo percorso con una domanda: chi sono i colpevoli del tentato omicidio dell’attuale democrazia? Ecco: credo che lo siamo tutti.


Siamo noi i responsabili di questo tentato omicidio e la vera vittima non è la democrazia, ma un modo limitante ed anacronistico di essere cittadini che non siamo più disposti ad indossare.

Abbiamo compreso che non ci basta più delegare qualcuno e che non vogliamo più essere usati.

Ci sentiamo come su una macchina del tempo che ci catapulta indietro di due secoli ad incontrare una versione di noi in cui non ci riconosciamo e che vogliamo far fuori.

La democrazia non è ciò che ci viene concesso, ma è tutto ciò che non abbiamo ancora preteso
Enrica Sabatini al TEDx di Genova

E siamo consapevoli che la democrazia non è ciò che ci viene gentilmente concesso, ma tutto ciò che non abbiamo ancora preteso. E che oggi, invece, finalmente possiamo e dobbiamo pretendere.

E questa sera qui tutti noi siamo di fronte a un bivio: scegliere se aspettare nelle sale di attesa del potere accettando qualche gentile concessione o entrare in stanze intelligenti dove costruire con passione e perseveranza il futuro che vogliamo abitare.


Io ho espresso la mia preferenza, e voi?



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