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  • Immagine del redattoreEnrica Sabatini

Dall’intenzione all’azione: cosa guida il nostro comportamento.

La teoria del comportamento pianificato (Ajzen, 1985, 1991), estensione della teoria dell’azione ragionata (Ajzen & Fishbein, 1977, 1980) rappresenta un modello particolarmente efficace ed accurato per l’analisi delle determinanti dell’intenzione e dell’azione.

Secondo la teoria dell’azione ragionata ciò che maggiormente determina e predice un comportamento è l’intenzione della persona a metterlo in atto, mentre l’intenzione è, a sua volta, determinata dal grado di preferenza nei confronti del comportamento o del destinatario del comportamento(atteggiamento) e dalla propensione a compiacere gli altri significativi (norma soggettiva). Questa teoria, è stata integrata, nella teoria del comportamento pianificato da un terzo elemento; il controllo comportamentale percepito, ossia la percezione della possibilità di mettere in atto un comportamento contemplando i vincoli interni (capacità) ed esterni (risorse e ostacoli).



Secondo questa teoria il comportamento sarà determinato dall’intenzione che, a sua volta, riceverà tre input diversi;

  • dagli atteggiamenti (collegati a credenze),

  • dalle norme soggettive (collegate a credenze soggettive) e, infine,

  • dal controllo comportamentale (collegato a credenze sul controllo).

Sia la teoria dell’azione ragionata che quella del comportamento pianificato, sono state utilizzate, in molti ambiti della ricerca sociale perché consentono una valutazione dei nessi che intercorrono tra cre-denze, intenzioni e azione permettendo di mettere in luce quali sono le variabili che hanno un peso maggiore nel determinare specifici comportamenti.

Ad esempio, alcuni studi hanno dimostrato che nel caso dell’intenzione a mettere in atto comportamenti quali utilizzare anticoncezionali orali o fumare marijuana, è l’atteggiamento ad assumere un ruolo decisivo, mentre per l’intenzione di abortire è la norma soggettiva ad avere il peso maggiore (Ajzen, 1980)

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La svolta della teoria social-cognitiva

La teoria social-cognitiva rappresenta una svolta importante nella definizione del rapporto tra persona, ambiente e comportamento.

Il comportamento umano è stato spesso spiegato in termini di determinismo unilaterale: in questi termini, viene descritto come un comportamento modellato e controllato o dagli influssi ambientali o da predisposizioni interne.La teoria social-cognitiva offre una spiegazione delle strutture e dei processi psichici attraverso un modello di causalità governato dal “determinismo reciproco triadico” tra persona, ambiente e comportamento.

In tale paradigma fattori personali (costituzionali, cognitivi ed emotivi), influenze ambientali e comportamenti operano come determinanti interattive ed istaurano tra loro relazioni di influenza reciproca.

Esistono tre diversi sottosistemi di influenza caratterizzati da diversi legami di causalità reciproca: P-C (perso

na- comportamento), A-P (ambiente-persona) e C-A (comporta- mento-ambiente). Il segmento di causalità reciproca P-C (Persona- Comportamento) sottolinea il ruolo che aspettative, credenze, percezione di sé, obiettivi, intenzioni e caratteristiche biologiche dell’organismo svolgono nel dare forma e direzione al comportamento.

Quel che la gente pensa, crede e sente influisce su come si comporta (Bandura, 1986).

Contemporaneamente, i naturali ed evidenti effetti delle azioni ridefiniscono gli schemi di pensiero e le reazioni emotive.

Il segmento A-P (Ambiente-Persona) riguarda la relazione interattiva tra influssi ambientali e caratteristiche personali. L’influenza che l’ambiente esercita sull’individuo si declina at- traverso l’istruzione, la persuasione sociale e la proposta di modelli che trasmettono informazione e attivano reazioni emotive, riflessioni e azioni (Bandura, 1986). Le persone, a loro volta, suscitano reazioni diverse nell’ambiente sociale con le proprie caratteristiche fisiche – età, statura, razza, sesso, bell’aspetto – an- che indipendentemente da ciò che dicono o fanno o attraverso il ruolo che rivestono.

Il segmento C-A (comportamento- ambiente) del sistema triadico rappresenta, infine, l’influsso reciproco tra i comportamenti e l’ambiente. Nelle transazioni quotidiane, il comportamento produce cambiamenti sull’ambiente circostante, fisico o sociale. L’ambiente, a sua volta, esercita la propria influenza in maniera non univoca su tutti gli individui, ma in relazione alle caratteristiche e all’entità del comportamento. Le persone tendono a selezionare le situazioni tra un ampio ventaglio di possibilità, basandosi sulle preferenze e competenze apprese (Bandura e Walters, 1959).

Quelle aggressive possono suscitare ostilità, mentre chi agisce in modo più amichevole genera un ambiente più cordiale. Così, è il comportamento a determinare quali, tra i molti influssi ambientali possibili, entreranno in gioco e quale forma assumeranno. A loro volta, i fattori ambientali determineranno in parte quali forme di comportamento verranno di- spiegate e attivate.

Tra i determinanti personali che consentono di incidere sugli eventi ed esprimere le proprie potenzialità, il “senso di auto- efficacia” rappresenta il più forte e pervasivo in molteplici ambiti di vita dell’individuo (Bandura, 1997). Esso si riferisce alla convinzioni di poter organizzare ed orchestrare efficacemente una serie di azioni necessarie a fronteggiare specifiche situazioni, prove e sfide.

Il senso di autoefficacia percepita, determinando gli obiettivi e gli standard personali delle persone, influenza il modo in cui le persone si sentono, pensano, agiscono, favorendo la motivazione e il successo (Bandura, 1992).


La teoria social-cognitiva, superando una concezione tensio-riduttiva dell’agire umano, mette in luce le capacità proattive dell’individuo nel corso delle molteplici interazioni con l’ambiente. Si riconoscono maggiori potenzialità e capacità di indirizzare autonomamente il proprio destino, di agire in modo trasformativo sul mondo e di far accadere gli eventi, di anticipare gli stessi e di decidere il corso delle proprie azioni (Bandura, 1997).

Il paradigma social-cognitivo propone una concezione “a- gentica” dello sviluppo psicosociale.

Le persone non sono il “ri- sultato” di eventi ma soggetti attivi, capaci di autoregolarsi, auto-organizzarsi, riflettere su se stessi e agire consapevolmente nel proprio ambiente sociale (Bandura, 1986; 1997).


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